PIUMADORO


Fu in una fresca sera di marzo che i miei genitori arrivarono in volo in questo paese. Scelsero questa grande palude per trascorrere la bella stagione e qui costruirono la loro casa. Mamma., con l'aiuto di papà, costruì un. bel nido tra i rami più bassi di un grande salice, poi lo imbotti di morbide piume e vi depose le uova. Fu da una di queste uova che, un mesetto più tardi, nacqui io. Per il colore giallo-oro delle mie piume mi venne dato il nome di Piumadoro. Con me nacquero altri sei anatroccoli miei fratellini e non passò molto tempo che mamma ci fece capire a colpi di becco che era venuto il tempo di crescere: dovevamo dunque. abbandonare il nido e tuffarci in acqua... direttamente dal salice! Non tutti riuscimmo a tuffarci in acqua al primo salto qualcuno di noi non riuscì a centrare l'acqua e finì sul prato, intontito e ammaccato. Una notte mamma anatra ci svegliò. Volle farci osservare in silenzio una barca cosa due umani che scivolava silenziosa sull'acqua.
"Guardate, bambini, guardate bene..." ci disse. " Quello é l'uomo, ed è l'unico nostro grande nemico" Poi ci copri con le sui grandi ali e ci fece addormentare.
Il giorno seguente mamma disse: "Questo posto non è moto sicuro, salitemi in groppa. Vi porterò in un luogo più tranquillo, farò due viaggi." Era il nostro primo volo: com'era bello vedere il mondo dall'alto.
Il nuovo nido fu costruito nel bel mezzo di un folto ciuffo di canne.
L 'acqua era vicinissima, così facevamo tante belle nuotate.


Un giorno feci una gara con uno dei miei fratellini per vedere chi restava più a lungo sott'acqua a pescare ma quando riemersi non trovai più nessuno... tranne un giovane cerbiatto che mi guardava incuriosito.
"Ehi, tu, chi sei? E cosa ne hai fatto di mia mamma e dei miei fratellini?" gli urlai.
"Io? Proprio nulla! Ho visto invece una giovane volpe che cercava di acchiappare un anatroccolo. Ma si sono tuffati tutti e sono riemersi oltre la curva del fiume. Tu che cosa facevi là sotto?"
"Ero impegnato in una gara… e poi… pescavo! E adesso dove vado? Sono solo al mondo
non so cosa fare!"
"Beh . . . " rispose il cerbiatto. "Tu sei piccolo, sei appena nato: devi soltanto pensare a crescere!
io abito in mezzo al bosco, e li vivono tanti cuccioli come te. C'è anche un bel laghetto dove potrai nuotare quanto vuoi!-"
"Ma... io non posso camminare molto. Sono un papero e non so ancora volare!" gli dissi.
''Ho capito. . . - rispose il cerbiatto " Ti porterò io.''
Si accucciò tra l'erba e mi fece salire in groppa proprio come aveva fatto o la mamma.
Attraversammo prati e ruscelli e infine giungemmo in una piccola radura dove feci conoscenza con uccellini, coniglietti e tanti fantastici animali. Furono tutti molto gentili con me.
Mi dissero dove avrei potuto trovare cibo e un rifugio per la notte. Avevo a mia disposizione un magnifico laghetto dove potevo esercitarmi nel nuoto.
Dopo tre settimane riuscii a levarmi in volo per qualche minuto.
I colori delle mie piume nel frattempo erano mutati: non erano più giallo-oro, il mio capo era verde e sulle ali era comparsa una striscia azzurra, come succedeva, mi disse il cerbiatto. a tutti i maschietti di Germano Reale!
Ora sapevo volare molto bene, e le mie esplorazioni si spingevano sempre più lontane.
Un giorno scoprii tra le fonde di una quercia un nido di scoiattoli.
Dapprima furono presi dal terrore, poi a poco a poco facemmo amicizia. In seguito i piccoletti erano molto felici di vedermi perché portavo loro qualche seme prelibato.
Tornai spesso a trovarli: con loro chiacchieravamo di semi, cibo comune a loro e a me.
Un giorno, durante una di queste visite, mamma scoiattolo mi stava mostrando una grossa noce quando l'aria fu scossa da due colpi secchi seguiti da un sibilo. Sentii un forte dolore all'ala destra e caddi a terra come una foglia morta.
Mamma scoiattolo e uno dei due scoiattolini si misero in salvo, ma uno dei due fratellini per lo spavento cadde a terra vicino a me.
Con uno sforzo terribile riuscii a raggiungerlo e a farlo salire in groppa. Da lassù potevo vedere un uomo che alzava un fucile contro di me. Non capivo il motivo di tutto questo, ma ricordai ciò che mi aveva detto mamma a proposito di certi uomini.
Disperato capii che dovevo difendermi: mi lanciai nel vuoto contro di lui puntandolo diritto sul viso.
Il cacciatore puntò a sua volta il fucile contro di me, ma io gli ero armai addosso. Lui abbassò il fucile per proteggersi ma riuscii a colpirlo con forza con il becco sul naso.
Cadde pesantemente in acqua con un tonfo e noi riuscimmo a metterci in salvo.
Con uno sforzo terribile riuscii a riportare lo scoiattolino nel nido, poi andai a cercare un posto sicuro in cui rifugiarmi. Ma l'ala ferita mi procurava un dolore acuto.
Vidi dall'alto un recinto abitato da galline e altri animali e decisi di atterrare.

Mi trovai vicino a due piccoli maialini che ridevano di me. Subito giunse una bambina che urlava: "Papà vieni, presto? C'è un germano reale ferito, ha un'ala rotta..."
"Portiamolo in casa!" disse l'uomo.
Debbo dire che mi trattarono bene. La mia ala venne fasciata, mi diedero cibo a volontà e fui lasciato libero di girare per l'aia. Passarono alcuni giorni.
Una sera alzai lo sguardo al cielo e vidi un grande stormo di Germani in volo verso sud. Guardai con attenzione e vidi papà, mamma e i miei fratelli.
." Ascoltate! Sono io,. Piumadoro!" urlai con quanta più voce potevo. "Sono ferito e non posso volare con voi. Ho salvato la vita ad uno scoiattolino e..."
Inutile, non mi sentivano, erano già lontani.
Passarono i mesi e la mia ala guarì perfettamente, ma ormai era inverno, e se mi fossi messo in viaggio sarei morto per il freddo.
Non mi restava che attendere il ritorno della mia famiglia a primavera per unirmi per sempre a loro.