CIN CIN

Io sono una Cinciarella, Cin Cin per gli amici! Sono nato tra i boschi del Nord, in questa cassetta delle lettere abbandonata. Io ero l'ultimo della covata, ma non per questo avevo meno appetito dei miei fratellini e sorelline. I nostri genitori erano occupati dall'alba al tramonto a cacciare insetti e larve da infilare nei nostri piccoli becchi continuamente spalancati per la fame. L'emozione più bella fu quando mamma Cinciarella mi insegno a volare, ma passarono molti giorni prima che le mie piccole ali potessero sostenermi in volo. Quando papà vide che potevo allontanarmi con sicurezza dai nido, mi portò in una grande pineta vicina dove mi insegnò a nutrirmi da solo con tenere bacche e piccole larve d'insetti. L'aria tiepida e profumata annunciava ormai la primavera. Ben presto mi stancai di procurarmi il cibo. Avevo notato oltre il fiume un grande recinto dove vivevano molti animali.
Ogni mattina un uomo distribuiva loro sacchi di tenera erba, grandi bacinelle colme di mangime!
Presi la mia decisione e spiccai un lungo volo portandomi ai bordi del recinto. Mi guardai attorno, e certo di non essere visto, calai sul bordo di una bacinella colma di grano bollito e crusca. Non avevo mai visto tanto cibo in una sola volta! Stavo già per iniziare la mia solenne scorpacciata quando un piccolo batuffolo di piume gialle con una piccola cresta rossa si lanciò su di me pigolando e strappandomi dalla coda la penna più lunga.
Mi diedi alla fuga sfrecciando sotto il naso di un povero agnello che cominciò a belare dallo spavento.
Seppi soltanto più tardi che il mio assalitore era solo un pulcino nato da poco. Per molti giorni rimasi nascosto tra il fogliame più fitto perché nessuno vedesse la mia coda malconcia, poi un bel mattino decisi di scendere al fiume per abbeverarmi.
Fu li che incontrai uno strano uccellino multicolore dal becco enorme, lungo e sproporzionato.
A tale vista non potei trattenere una risata. Si chiamava Martin Pescatore e ben presto compresi il perché di tale nome.
Martin si appollaiava immobile su di un ramo sporgente del fiume, e quando vedeva qualche pesciolino affiorare sul pelo dell'acqua si lanciava sulla preda come un fulmine e, dopo averlo catturalo, ritornava sul ramo per terminare tranquillamente il suo pasto. La cosa mi divertiva molto e decisi di imitarlo.
Non l'avessi mai fatto. Mi lanciai con tale velocità sul primo pesciolino che vidi affiorare tanto da sbattere violentemente la pancia sull'acqua.
Il mio pesciolino guizzo via felice e io mi ritrovai sulla sponda del fiume, bagnato fradicio e molto triste.
Questa volta toccò a Martin ridere fino alle lacrime.


Mi ero appena appollaiato su di un ramo basso, quando rividi l'agnellino della fattoria che. impietosito per il mio stato, con delicati colpi di lingua mi asciugò e mi riscaldò...
I primi mesi della mia vita furono felici: avevo molti amici. Un giorno, però mi accorsi che qualcosa stava cambiando li bosco si faceva silenzioso, le foglie erano diventate gialle e rosse e l'aria fredda.
Corsi dal mio amico Martin per avere spiegazioni, ma era partito. Chiesi ai ricci, che andavano veloci verso le loro tane, ma avevano troppo sonno per potermi rispondere.
Anche i miei genitori e i miei fratellini erano parti lasciando i loro nidi vuoti. Mi ricordai dell'ultimo amico che avevo, uno scoiattolino che abitava nel cavo di un noce: corsi da lui ma purtroppo si era già addormentalo e non ci fu modo di svegliarlo.
I giorni e i mesi passavano lenti nel bosco silenzioso. Il sole, quando non pioveva, faceva capolino sempre più pallido e il freddo si faceva più intenso. Mi sentivo molto solo, e quella notte mi rifugiai nella vecchia cassetta delle lettere dove ero nato. Il mattino seguente mi attendeva, una brutta sorpresa: la prima neve aveva ricoperto tutto il bosco e la pianura. Ero intirizzito per il freddo e non riuscivo più a trovare neanche una bacca per sfamarmi. Saltellavo sulla neve quando improvvisamente mi sbarro il passo una grossa volpe rossa. Dal suo sguardo capii subito che anche lei era affamata. e io sarei stato un ottimo boccone per la sua prima colazione. Feci appello a tutte le mie forze e con rapidi e brevi voli mi portai vicino alla casa degli uomini, sempre inseguito dalla volpe. Ero sfinito, ma l'idea di finire in bocca alla volpe mi diede la forza di fare un ultimo volo sul davanzale di una finestra.
Poi svenni.Mi svegliai tra le mani calde calde di ima graziosa bambina bionda, le forze mi tornarono completamente quando venni sfamato con una piccola ciotola di pane e latte con pinoli, poi mi riaddormentai.
Il mio secondo risveglio fu meno gradevole: mi trovavo in una piccola prigione dì legno, osservato da un gatto che mi ricordava volpe affamata.
La bambina bionda mi voleva tanto bene, ma io ero nato libero e libero volevo tornare ai miei boschi e ai miei ruscelli.
Finalmente inverno passò. Dalla finestra della casa vedevo fiorire gli alberi e capivo che la vita nel bosco stava ricominciando.
Passavo le mie giornate lanciando richiami disperati perché qualcuno si accorgesse di me. Avevo già perso ogni speranza quando un giorno udii un lieve fruscio d'ali. Era il mio vecchio amico Martin, che con il suo becco riuscì ad aprire l'uscio della gabbia.



Eccomi di nuovo libero! È passato molto tempo da quel giorno: al mio fianco ora ho una graziosa e simpatica fidanzata che proprio ieri ha fatto quattro piccole uova! Si schiuderanno fra quindici giorni e alla fine dell'estate, quando i piccoli sapranno volare, andremo a sud, dove l'inverno è più mite.