Le vetrine offrono una immaginaria ricostruzione dell'ambiente con le modifiche apportate dai mutamenti geologici nelle varie ere.

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TORTONIANO

Un tratto del fondale marino del Golfo Padano, durante il Tortoniano, intorno agli 8 milioni di anni fa.
Sui fanghi batiali vivono alcune stelle di mare e l'echinide Toxopatagus (al centro); sulla sinistra si vede una colonia di spugne, ed a destra una grande testuggine.
Particolarmente ricca risulta l'ittiofauna: in primo piano, in basso a sinistra, un pesce San Pietro (Zeus faber), sopra di questo un gruppetto di cheppie (Alosa elongata), verso il centro un paio di pesci lanterna (Maurolicus muelleri) e sulla destra una aguglia (Belone belone), in alto e in mare aperto vari esemplari dello squalo Isurus hastalis e gruppi di mictofidi (Lampanyctus licatae)

MARNE DI SANT'AGATA FOSSILI


Costituiscono un livello litologico relativamente uniforme e diffuso in tutto il Piemonte meridionale, dalle Langhe al Monferrato. Esse rappresentano una fase di sedimentazione marina "normale" di mare aperto. Le Marne di Sant'Agata, su uno spessore di circa 400 metri, sono costituite da marne argillose grigie omogenee, cioè senza stratificazione evidente
.

FORMAZIONE GESSOSO-SOLFIFERA
La rocce sedimentarie riferibili al Messiniano medio si sono deposte in ambienti continentali e sormontano bruscamente le
Marne di Sant'Agata fossili.
.L'acqua marina, tracimando periodicamente entro questi bacini marginali, vi subiva intense evaporazioni e si trasformava in soluzioni sovrasature di sali minerali, che, in mancanza di apporti di acqua dolce dall'entroterra, cristallizzavano al fondo delle lagune dando origine alle rocce evaporitiche, nelle quali il minerale dominante è ovunque il gesso.

MESSINIANO EVAPORITICO

Un angolo delle lagune sovrasalate del Messiniano evaporitico circa 6 milioni di anni fa, alla confluenza di un piccolo corso d'acqua dolce.
Una certa diluizione delle soluzioni saline ha consentito alla vegetazione, sulla riva, della cannuccia palustre (Phragmites sp.) e una maggior pescosità delle acque sulle quali si vedono una famiglia di morette (Aythya sp.) e un gruppo di fenicotteri (Phoenicopterus sp.). Nella flora, oltre a varie specie di palme, si riconoscono (a sinistra dall'alto) una magnolia in piena fioritura, un cespuglio di Cinnamomum e un ramo dell'albero del pane (Artocarpus sp.) dai grandi frutti, che su una foglia accoglie la libellula (Oryctodiplax gypsorum).

MESSINIANO


Sul finire del Messiniano, intorno ai 5,5 milioni di anni fa, alle lagune sovrasalate si erano sostituite ampie fiumane che sfociavano in sistemi lacustri.
Nell'acqua di questi si riconoscono, in primo piano da sinistra, rigogliosi esemplari di papiro (Cyperus sp.), una discreta colonia di Potamogeton, una biscia d'acqua (Natrix sp.) che nuota mentre un'altra si sta scaldando raggomitolata su un masso, al riparo degli alti steli della cannuccia palustre (Phragmites sp.) e della mazza sorda (Typha sp.) su una foglia della quale si vede una limaccia (Limax sp.).
In secondo piano, verso sinistra, l'umidità del suolo ha favorito la presenza di cespugli di salici e di un boschetto di alti pioppi (Populus sp.).


FACIES A CONGERIE
Le marne evaporitiche sono sormontate da sedimenti argillosi di ambiente lacustre o fluvio-deltizio, che poggiano su strati sabbiosi e talora anche ghiaiosi di origine alluvionale. Tale formazione ha uno spessore variabile e relativamente modesto (non oltre la quarantina di metri) e risulta sedimentata in un ecosistema di pianure percorse dai meandri dei fiumi e costellate di ampi stagni.
Tra i fossili più significativi si segnalano le conchiglie dei molluschi d'acqua dolce Melanopsis, Theodoxus e Dreissena (che in passato era chiamata Congeria) e i resti vegetali idrofili (Phragmites, Salix e Populus).


ARGILLE DI LUGAGNANO


Ai depositi del Miocene terminale, con un confine evidente costituito da uno strato nerastro ben visibile nella scarpata della S.R. 29 in località Mombello, segue un sedimento di argille grigio azzurrine che segna il ritorno improvviso di condizioni marine con profondità di 100-150 metri.
La formazione è costituita da sedimenti fangoso-argillosi, in genere omogenei e senza stratificazione evidente, con uno spessore di circa 150 metri; saltuariamente, nella metà superiore, si intercalano sottili strati sabbiosi, interpretati come livelli di "tempesta", cioè strati di sabbie trasportate dalla zona costiera e depositate in mare aperto in occasione di forti mareggiate.

PLIOCENE INFERIORE


Ricostruzione paloambientale di un angolo del fondale marino durante il Pliocene inferiore, 5 milioni di anni fa.
Nel disegno, da sinistra verso destra, si notano coralli, alghe, ricci di mare (Schizaster), gasteropodi (Turritella), antozoi, uno spirografo e un'ostrica (Ostrea edulis). Tra i pesci una grande cernia a sinistra, un merluzzo (Merluccius merluccius) a destra e vari gruppi di mictofidi (Lampanyctus, Diaphus) in mare aperto.

 

SABBIE DI ASTI
La formazione geologica in passato nota come "Astiano" costituisce il corpo principale delle colline del Roero, con uno spessore che può superare i 100 metri, è databile al Pliocene medio-superiore e segue alle argille piacenziane con passaggi spesso graduali, tramite frequenti ricorrenze di facies. I sedimenti più frequenti sono costituiti da sabbie giallastre che rappresentano un deposito marino avvenuto a profondità limitate (10-40 m) e controllato da moti ondosi e correnti di marea.
Le strutture di marea più vistose sono presenti alla base delle Sabbie di Asti, dove gli strati presentano configurazioni lenticolari, canalizzate, e sono costituiti da sabbie ghiaiose con ciottoli argillosi arrotondati.
I fossili in genere sono abbondanti e sono ammassati negli strati sabbioso-ghiaiosi alla base della formazione, talora in una concentrazione straordinaria, nella quale dominano i molluschi.

PLIOCENE MEDIO


Durante il Pliocene medio (tra 4 e 3 milioni di anni fa) il fondale marino era sabbioso e si era già alzato ad una quarantina di metri di profondità. La luce favoriva la vegetazione di una fitta prateria a Posidonia che ospitava una ricca vita animale con ricci di mare (Brissopsis), granchi (Cancer), vari pesci tra cui piccoli squali (Odontaspis, Carcharinus) e myliobatidi, ma soprattutto abbondavano i molluschi. Al centro del disegno, le correnti di marea hanno scavato un canale e vi hanno accumulato un gran numero di conchiglie (Aporrhais, Galeodea, Strombus, Murex, Pecten…).


VILLAFRANCHIANO


Durante il Villafranchiano, intorno ai 2 milioni di anni fa, al ritiro del mare seguì una pianura costiera di tipo maremmano, attraversata da ampi fiumi dal corso meandrante che vi creavano sistemi lacustri e deltizi.
La ricostruzione mostra: sulla sinistra, ai piedi di una delle ultime imponenti sequoie, il mastodonte Anancus arvernensis; al centro due isolotti con salici e pioppi; verso destra, tra le alte erbe, una famiglia di cinghiali (Sus scropha) insidiata da un paio di iene (Hyaena sp.) all'ombra di un grande faggio (Fagus sylvatica) e, più indietro, un gruppo di ontani (Alnus sp.).


COMPLESSO VILLAFRANCHIANO
Alle sabbie gialle astiane di sedimentazione marina, talora con un limite sottolineato da crostoni limonitici originati dalla precipitazione di sali ferrosi, si sovrappongono sabbie quarzose grossolane, chiare, con evidentissima stratificazione incrociata che ne indica l'origine deltizio-lagunare.
Con passaggio graduale, segue un potente complesso di ghiaie minute, a stratificazione obliqua, alle quali si intercalano qua e là lenti argillose via via più frequenti verso l'alto. Argille chiare, verdi, azzurrognole, giallastre o rossastre, pseudostratificate, con piccoli livelli a sabbia e ciottoli minuti, costituiscono la parte superiore della serie.

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