Caro
Antonio...
Al nostro caro amico Antonio che abbiamo avuto la fortuna di conoscere ed amare, proprio mentre ci accingevamo a compiere i primi passi nella scuola. Purtroppo il destino non ci ha concesso di poter continuare a lavorare con lui, di approfondire la sua illimitata sensibilità, il suo eccezionale ed enciclopedico sapere e di scoprire quanto affascinante fosse il suo mondo di conoscenze variegate e profonde sul nostro territorio.
Sappiamo quanto ti piacesse lavorare con noi bambini e quanto amassi il tuo
Paese per cui abbiamo portato a temine l'attività che avevamo iniziato
con te, con il materiale che ci avevi affidato e abbiamo cercato di utilizzarlo
al meglio perché possa costituire per noi un ricordo verso un grande
amico e maestro e per te, un omaggio al grande personaggio che sei stato e che
continui ad essere nei nostri cuori.
Ciao Antonio! Ti vogliamo sempre bene!
I tuoi piccoli "apprendisti" della classe 2^- anno scolastico
2005-2006
(attuale classe 4^)
Ed ecco il lavoro che avevamo iniziato con Antonio
e che abbiamo portato a termine solo quest'anno. Abbiamo messo tutto il nostro
impegno perché pensiamo che Antonio sarebbe stato contento così!
IL
FIUME TANARO
VENERDÌ POMERIGGIO SIAMO STATI AL FIUME TANARO.
CI HA ACCOMPAGNATI ANTONIO E CI HA RACCONTATO TANTE COSE INTERESSANTI.
CI HA FATTO OSSERVARE NUMEROSE PIANTE COME LA QUERCIA, IL SALICE, IL PIOPPO,
L'ACERO, LA GAGGIA E L'ACACIA.
ABBIAMO VISTO IL CARDO SELVATICO, CHIAMATO "CARDO DEI LANAIOLI". LA LEGGENDA DICE CHE VENIVA USATO DALLE STREGHE PER PETTINARSI E QUINDI CHIAMATO "PENTU DLE MASCHE".
ABBIAMO ANCHE VISTO UNA LEPRE CHE CI HA ATTRAVERSATO LA STRADA ED È FUGGITA
IN UN CAMPO.
FINALMENTE, DOPO TANTO CAMMINARE, SIAMO GIUNTI AL FIUME TANARO.
ORIGINE
DEL NOME "TANARO"
NON SAPPIAMO DI PRECISO QUALE SIA L' ORIGINE
DEL NOME TANARO.
ANTONIO CI HA SPIEGATO DUE POSSIBILI IPOTESI :
LA PRIMA FAREBBE DERIVARE IL NOME DA TANARIS,
CHE ERA IL DIO DEL TUONO;
LA
SECONDA FAREBBE DERIVARE IL NOME DA TAN CHE ERA IL DIO DELL'ACQUA .
IL PERCORSO
IL TANARO HA UN PERCORSO DI
276 KM.
NASCE DALLE ALPI MARITTIME E,NELLA SUA CORSA SINUOSA, ATTRAVERSA QUATTRO PROVINCE:
IMPERIA, CUNEO, ASTI, ALESSANDRIA.
LUNGO LE SUE RIVE VI SONO NUMEROSI BOSCHI DI CASTAGNI, ROBINIE, FAGGI E QUERCE
CHE SI ALTERNANO A RADURE CON CESPUGLI DI BIANCOSPINO E DI CAPRIFOGLIO.
PARTICOLARMENTE RICCA È LA FAUNA: TRA I MAMMIFERI VI SONO IL TASSO, SIMBOLO
DEL PARCO, LO SCOIATTOLO, LA DONNOLA E LA VOLPE; GLI UCCELLI COMPRENDONO UNA
QUARANTINA DI SPECIE LOCALI, FRA LE QUALI SPICCANO IL RAMPICHINO, IL PICCHIO
MURATORE E IL PICCHIO ROSSO MINORE.
DOPO CHERASCO IL CORSO DEL FIUME SUI ARRICCHISCE DELL'AFFLUENTE STURA.
POI PASSA PER ALBA, ASTI
.
PRIMA DI ARRIVARE AD ALESSANDRIA SI ARRICCHISCE DELLE ACQUE, DELL' AFFLUENTE BELBO.
E DOPO ALESSANDRIA C'È LA CONFLUENZA DEL TANARO CON LA BORMIDA.
A BASSIGNANO IL TANARO SI TUFFA NEL PO SUL CONFINE TRA LE PROVINCE DI ALESSANDRIA E PAVIA .
LA
"CATTURA" DEL TANARO
Il Tanaro non ha sempre avuto lo stesso percorso:
fin dal 1865 erano stati notati spesso Bra, Sommaria del Bosco, Caramagna, Carmagnola
e Moncalieri, zona completamente estranea all' attuale corso del fiume Tanaro,
dei ciotoli tipici del tratto montano del fiume stesso.
Lo studio delle ghiaie indica che il Tanaro scorreva anticamente oltre Bra,
in direzione N-NO.
I fiumi hanno sempre avuto grande importanza
per la vita degli uomini, infatti l' acqua è molto preziosa.
Serve per irrigare le coltivazioni. Inoltre il fiume permette la pesca e la
navigazione quindi è una via di comunicazione per il commercio.
Superata Alba e proseguendo in direzione Asti
lungo la SS 231, si svolta a destra nella frazione Baraccone di Castagnito,
in direzione Neive. Poco prima del ponte che attraversa il fiume, occorre imboccare
la sterrata sulla sinistra che ci porta a raggiungere la sponda.
A questo punto, sono presenti alcuni stagni (chiamati "mòje) che
possono riservare avvistamenti interessanti.
Gli stagni sono chiamati "mòje" da qui il nome di Mogliasso (zona vicina al Mussotto)
Lungo le rive del fiume cresce una fitta vegetazione di alberi e di arbusti che offre rifugio a molti animali e a molte specie di uccelli.
In inverno, i tifeti che circondano le sponde delle "mòje"
sono frequentati dal Tarabusino, dal Migliarino di Palude e più raramente,
da Pendolini.
Durante le migrazioni, si sono osservate specie
non comuni come Schiribilla, Salciaiola, Forapaglie, mentre Cannareccione, Tarabusino
e Porciglione sono nidificanti.
Il Gruccione, il Martin pescatore e il Topino nidificano lungo gli argini;
Il bellissimo piumaggio del martin pescatore
difficilmente passa inosservato: blu brillante sul dorso,arancio cannella sul
ventre; zampe sono rosso corallo con molte sfumature cangianti a seconda dei
raggi solari..
Le ali si muovono ad una velocità talmente alta che riesce a stare fermo
nell'aria, in perfetto surplace. Questa tecnica è utilissima per studiare
la posizione dei piccoli pesci i quali vengono catturati con tuffi fulminei.
L'Upupa e la Cannaiola verdognola frequentano i pascoli con arbusti e i terreni incolti.
Tra i rapaci, sono nidificanti la Poiana, il
nibbio, lo sparviere e il lodolaio.
Il Falco di palude, Falco pescatore e Falco pecchiaiolo si possono osservare
durante i passi.
In inverno, è regolare la presenza di Astore e Pellegrino.
Sull'ampio greto nidifcano Corriere piccolo e Piro piro piccolo; le poche coppie
di Sterna comune sono sempre più localizzate e minacciate.
In inverno si raggruppano sugli isoloni consistenti
gruppi di Cormorani e Gabbiani comuni.
l Gabbiano reale è in costante aumento ed ormai presente lungo il Tanaro durante tutto l'anno. E' molto più grande del gabbiano comune. Le ali sono grigio argento con la punta nera.
Nei vari mesi dell'anno si possono incontrare tutte le specie di Ardeidi, compresi Airone rosso, Airone cinerino, Airone maggiore
Il periodo più propizio in cui effettuare le osservazioni migliori è
indubbiamente la primavera inoltrata (aprile-maggio) quando alle specie residenti,
si affiancano i numerosi migratori che sostano lungo il fiume e le sue immediate
vicinanze. Anche i mesi invernali possono offrire incontri interessanti, in
particolare per quel che riguarda gli uccelli acquatici, poiché la superficie
del fiume ghiaccia molto raramente, permettendo così la sosta degli uccelli
anche durante gli inverni molto rigidi. E' in queste condizioni particolari
che possono perciò capitare specie assolutamente inconsuete: basti ricordare
Moretta codona, Strolaga maggiore, minore e mezzana, Aquila di mare e persino
Uria e Sula!
Ma ritorniamo al pomeriggio della nostra escursione...
Volevamo raggiungere la spiaggia in cui i nostri
nonni andavano a fare "il bagno di fine estate".
Purtroppo abbiamo avuto una brutta sorpresa: l'uomo stava modificando l'ambiente.
La spiaggia non c'era più ma al suo posto ruspe e camion scavavano,spianavano
e modificavano le sponde del fiume.
La spiaggia, che era rimasta lì per tanti anni, era stata distrutta in
pochi giorni e noi non siamo riusciti ad arrivare in tempo.
IL BAGNO DI FINE ESTATE AL TANARO
"Il pomeriggio 30 agosto del 1958
mi trovavo al Tanaro con diversi abitanti delle borgate Moisa e Banchetto per
il tradizionale bagno di fine estate.
Il bagno collettivo al Tanaro era un rito di purificazione: tutti partecipavano,
donne e uomini, vecchi e bambini.
L'estate era la loro festa di sole e di acqua dopo la grande fatica del fieno
e del grano.
Venivano lavati nell'acqua del fiume anche gli animali, i cani, i cavalli e
le mucche e pure i carri che avevano trasportato gli uomini festanti.
L'acqua sapeva d'estate , d'erba selvatica e di rane pulite.
Dopo il bagno si passò alla "ribotta" tra canti rusticani e
suoni di mandolini.
Ad un tratto qualcuno lanciò un grido d'allarme additando la placida
corrente del Tanaro. Qualcosa di indistinto galleggiava
Con i compagni
saltai nel fiume per svelare quel mistero: Erano grandi banche di pesci morti
o agonizzanti. Subito non capii e mi parve una magia che pesci grossi anche
come un braccio fossero come addomesticati e si potessero toccare con la mano.
La scena aveva qualcosa di grandioso e tragico
Qualcuno parlò di pescatori di frodo che forse avevano usato le bombe
a mano. Ma nei giorni seguenti( ne parlarono anche i giornali) si seppe che
qualche fabbrica aveva avvelenato l'acqua del Tanaro e i pesci erano morti a
migliaia.
La cultura e la vita del fiume (il bucato, la canapa, il pattinaggio invernale
con gli zoccoli chiodati, i traghetti, la pesca, i bagni ) decaddero rapidamente.
Con i pesci morivano il suo opro e il suo argento, si spegneva la luce dell'acqua."
..
Tratto
da "Questa terra è la mia terra" di Antonio Adriano
Molti anni fa, prima che si facesse il ponte sotto Neive, il Tanaro lo si attraversava con il traghetto. Era la via più breve per raggiungere Le Langhe, che si trovano, appunto,sulla riva destra del Tanaro.
Con poche lire il "Portonè" (Borgialli Giacosa)) trasportava
persone, carri e animali da una sponda all'altra del fiume con orario continuato
e in qualsiasi giorno dell'anno. Soltanto quando il Tanaro era in piena, l'imbarcadero
non funzionava: come per esempio nel 1948, quando il fiume, durante la famosa
alluvione, trascinò con sé i pioppi in località Cissone.
Il porto del "traghetto" si trovava nella "Pian-a di Gorej".
La pesca sul navetto, le merende, i bagni... momenti di un rapporto antico tra i Maglianesi e il Fiume.
DAL
RACCONTO "CULININ" IL PESCATORE
(LUGLIO 1978)
... Durante l'estate del 1930 stavo pescando
presso il "porto" di Barbaresco quando vedo due giovani donne che
fanno il bagno. Poiché lì vicino c'era un "armurin"
pericoloso, le avviso del pericolo perché la corrente potrebbe trascinarle
in quel punto, ma loro ridono. A un certo punto però una di loro, certa
Kiola di Castagnole, che abitava ad Alba dove aveva l'albergo del Gallo, viene
presa dal gorgo e trascinata verso il fondo. Subito mi dirigo in quella direzione
con il navetto e riesco a prenderla per i capelli e a trascinarla a riva, dove
rinviene dopo aver sputato molta acqua...
... Durante l'estate del 1931, un pomeriggio vado a pescare a Tanaro presso
la "Mòia 'd Ièm". Vedo subito che ci sono molti pesci
in quel tratto. Allora avviso altri pescatori di Magliano, Vittorio Masoero
e Mario Farinasso del Cornale, Stefano Massucco e "Mentin" (Alfredo
Massa). Siamo quindi partiti e abbiamo steso il "tremai" sul fondo
del Tanaro.
lo e il mio socio Mentìn stendevamo la rete, mentre gli altri a riva
aspettavano che fossimo al fondo. Poi tutti dentro l'acqua, a 10 metri l'uno
dall'altro, abbiamo cominciato a chiudere la rete per fare andare i pesci contro
la riva...
Alla fine ne avevamo 380 chili. Li abbiamo portati a madama Elvira Tappa, che
affittava il Tanaro da Santa Vittoria al confine di Asti per 12.000 lire all'anno.
Lei ce li pagava 2 lire al chilo, ma una parte li vendevamo ad altri, arrivando
a prendere anche 5 lire al chilo...
Durante la guerra ero con Mario Farinasso, di notte, nei "gurei di
Iém". Sento parlare nel buio... allora dico a Mario: "Attenzione,
se sono i partigiani è niente, ma se sono i repubblichini è pericoloso".
Poi vediamo delle ombre e ci accorgiamo che anche loro hanno avuto paura di
noi, perché avevano scambiato la rete che avevamo in spalla per delle
armi. Ne riconosco uno, certo "Palasìna" di Neive; anche gli
altri erano di Neive. "Dove andate?", chiedo. "A Canove, perché
i repubblichini ne hanno già presi due a Neive; ci avete fatto paura
anche voi". Poi ognuno fece la sua strada...
La vita del fiume stava cambiando : l'uomo
si stava impadronendo del suo territorio.
Da quando l'uomo è comparso sulla terra, ha sempre modificato l'aspetto
della natura.
L'uomo ha trasformato l'ambiente per renderlo più confortevole e adatto
ai propri bisogni.
Là dove alberi e piante formavano immense foreste, ora ci sono paesi
e città.
Purtroppo il progresso ha causato anche degli aspetti negativi e ha distrutto
definitivamente ciò che la natura aveva creato in migliaia di anni.
E così anche la vita del Tanaro cambiava.
Una copia del CD con immagini, musiche e commenti (del quale questo sito è
solo un estratto) si trova presso la scuola Primaria "F. Eusebio"
e presso il Museo dei gessi di Magliano Alfieri.