STORIE

DI UNA VECCHIA SUOLA ABBANDONATA

 

Un tempo, circa sessantenni fa, c'era la scarpa di un nobile a cui piacevano tanto quelle scarpe e, per questo motivo, le usava spesso.
C'era anche una suola che era stufa di prendere polvere, ormai vecchia e un po' rotta.
Borbottava sempre ma, un giorno, il padrone senza accorgersene, si inciampò, la suola si staccò e finì sul bordo di un fosso.
La suola era felice perché, così, si sarebbe potuta riposare in pace. Ma una cane che passava da quelle parti, la prese per la bocca e voleva dividerla a metà ma non ci riusciva.
La poveretta disse allora:"Non si può mai stare un attimo in pace!" mentre il cane la buttò dall'altra parte del fossato.
Con il tempo rimase sotterrata e si addormentò per sempre: almeno poteva stare tranquilla.
Così la vecchia suola riposò felice per sempre e nessuno venne più per disturbarla.

MARCO T.

Salve, io sono una vecchia suola. Mi annoio tutto il giorno ma se tu vorrai aiutarmi dovrai ascoltare questa storia.
Io sto in un bosco, incastrata nella terra. A me non piace proprio stare qui perché posso inquinare e poi sto tutto il giorno ad ascoltare il canto degli uccelli.
Sono arrivata qui per colpa di quel disordinato e maleducato del mio padrone.
Pochi giorni dopo che mi ha acquistato, mi stavo già per staccare dalle tomaie ma il mio padrone non mi portava ad aggiustare.
Così, cammina cammina, sono stato costretto a staccarmi.
Lettori, abbiate cura di tutto perché tutti hanno una vita.

MAURIZIA

Sono Suol, una vecchia suola di scarpe. Vivevo a Cisterna e quello che facevo era molto divertente.
Il mio lavoro consisteva nell'accompagnare il mio padrone, un contadino, ogni volta che andava da qualche parte.
Era bello andare nei campi e carezzare le spighe!
Era bello andare a camminare sulla strada sterrata e sentire i raggi del sole che atterravano.
Ma intanto il tempo passava e io diventavo sempre più vecchia.
Infatti, un giorno, non toccai più la terra con i miei piccoli piedi piatti ma con la faccia.
Mi buttarono giù, a Ganarel e, d'altronde me lo aspettavo, vista la mia età.
Quando ero ancora con la faccia in giù, pensai di nuovo al grano e ai raggi di sole che sfioravano la terra.
In quel bosco imparai molte cose e conobbi dei bambini che pensarono che io fossi un reperto.
Suola: magari non è un lavoro da ricconi ma, sicuramente, per chi lavora!

MATILDE

Tanto tempo fa, c'era una persona che non si cambiava le scarpe sia d'estate che d'inverno: aveva sempre lo stesso paio di scarpe.
Viaggiava sempre a piedi per il mondo e, cammina cammina, le scarpe si erano consumati.
Allora il signore decise di buttarle nel fosso pieno di melma e persero la suola.
La suola si sentiva triste, sola e piangeva tutto il giorno.
Un giorno passò un uomo povero che non aveva la suola di una scarpa e vedendone una, la prese con sé.
Da quel giorno la suola non si sentì più sola e tornò felice.

DAVIDE

Al tempo dei nostri nonni, una suola era stata abbandonata.
Ha vissuto in un ambiente sbagliato e sperava di ritrovare la sua casa ma non ci è riuscita.
Da allora è diventata come uno spettacolo agli occhi di tutti.
La suola è come il nonno di tutti i rifiuti che ci sono nel bosco.
Non desidera più tornare a casa perché ha una sua famiglia e le vogliono tutti bene.

MATTIA

Io mi chiamo SUOLIS DEL SUOLITUS e mi racconterò la mia storia.
A dieci anni mi arruolarono come suola da combattimento ( mi ha indossato pure Abramo Lincoln).
Attraversai sassi, terra, sabbia, ghiaia e acqua ma non mi fermai.
A ventanni mi misi in una bacheca di vetro con sotto scritto: "LA MIGLIORE SCARPA DA GUERRA".
Ma il tempo passò e mi mangiucchiarono le tarme così Abramo mi buttò e mi riciclarono.
Dopo ventinove anni, mi usò un contadino, mi usò tanti ma, poi, mi buttò anche lui in un bosco dove rimasi per altri dieci anni.
Lunghi anni.
Ma poi mi trovarono e mi riciclarono ancora. Mi usò anche un duca.
Però, dopo, anche lui mi buttò nell'ambiente.
A quarantanove anni, mi feci la casa su un albero e da lì, più nessuno mi cercò.
Mi trovò un cane che, pure lui, mi buttò.
Stavolta mi trasformarono nel retro di un tappeto…
Che vita!

MATTEO

Al tempo dei nostri nonni, una suola era stata abbandonata.
Aveva vissuto in un ambiente sbagliato.
Sperava di ritrovare la sua casa ma non vi era mai riuscita.
Questa suola è come la nonna di tutti i rifiuti che ci sono nel bosco.
Ormai non desidera più tornare a casa perché adesso ha una famiglia e tutti le vogliono bene.

MATTIA

C'era una volta una suola vecchia e abbandonata che, ai suoi tempi, era molto usata.
Nella sua vita aveva portato molti piedi, grandi e piccoli.
Un bel giorno un ciabattino, passeggiando, la trovò, la prese, la portò a casa e la mise sotto alle sue scarpe.
Così la suola, per ringraziare il ciabattino, non si consumò mai più.

STEFANO

C'era una volta, un bambino di nome Giancarlo che perse la suola giocando nel prato.
La suola passò l'autunno che la ricoprì di foglie e rovi, l'inverno la gelò di neve e ghiaccio.
In primavera fu circondata da molti fiori e in estate prese dell'erba, si fece una sdraio. Poi, con un bastoncino ed una foglia, si fece un ombrellone per ripararsi dal sole.
La suola vide una ciotola, la riempì d'acqua e si fece anche la piscina.
Passarono i bambini della scuola elementare e la raccolsero.
Quella suola finì nel bidone dell'immondizia. Passò un netturbino con il suo camioncino, caricò quella suola e la portò nello stabilimento dei rifiuti, allo smistamento della plastica.
Gli addetti fecero sciogliere la suola con altri pezzi di gomma e…UPP…
In un battibaleno fu trasformata nel copertone di una FERRARI Formula Uno.
Il copertone si divertiva, sfrecciava su quelle piste da gara, era orgogliosa di essere montata proprio su una carrozzeria così prestigiosa.

IVANO

C'era una volta una suola vecchia e abbandonata che ai suoi tempi era molto usata.
Nella sua vita aveva portato molti piedi di grandi e di piccoli.
Un bel giorno un ciabattino passeggiando la trovò, la prese e la portò a casa sua. Poi la aggiustò e la mise sotto alle sue scarpe.
La suola, per ringraziare il ciabattino, non si consumò mai più.

STEFANO

Il mio padrone, cinquantanni fa, mi voleva molto bene e, se mi rompevo qualcosa, mi riparava.
Una volta le scarpe si usavano di padre in figlio.
Io, la suola della scarpa del signor Erick Johson, me la godevo tutti i giorni perché il mio padrone, ricco come un re, stava tutti i giorni sul divano.
Però io avevo paura di suo figlio che allora aveva sette anni. Infatti, quando gli fissavi gli occhi, sembravano rossi.
Il mio padrone, purtroppo, morì e suo figlio prese il comando.
Però, in quegli anni, le tecnologie erano già avanzate e il mio nuovo padrone comprò delle suole GEOX e " a me" mi buttò nel bosco.
Io rimasi bloccato sotto la terra per sette anni ma, poi, fui ritrovata dalle ruspe che mi prsero e mi portarono su una montagna di detriti che doveva essere spianata per fare la strada che portava al bosco.
Rimasi un altro anno bloccato sotto la terra e, quando un bambino mi trovò, mi tenne malamente chiusa dentro ad una scatola, senza un ricordo.

FLAVIO


CLASSE 4^