UNA
BIBITA AMERICANA RITROVATA IN ITALIA
Tanto tempo fa,
io uscii dall'azienda della COCA COLA a New York.
Mi imbarcai subito per la Francia, destinazione Marseille e lì
mi stabilii nel frigo di un supermercato.
Dopo un giorno, un signore mi comprò, mi posò un una
borsa e, lì dentro, svenni per il colpo.
Avevo battuto contro una bottiglia di Fanta, una delle mie socie
e iniziammo subito a conversare.
Dopo sei ore, il dondolio si fermò e la borsa fu trasportata
su un piano freddo e liscio.
Ad un tratto, la borsa si aprì e venimmo scaraventate in
terra ma, subito dopo, ci posarono sul tavolo.
Il quadro sul muro rappresentava il Colosseo, un altro la pizza
e poi, sotto il tavolo, c'era una targhetta con sopra scritto: "TORINO
- MAGGIO 1990".
Io capii subito che ero in Italia.
Ci vollero solo due giorni perché fossi "finito",
invece alla mia amica Fanta, tre.
Dopo una settimana, fui scaricato in un cassonetto e, dopo un mese,
in una discarica.
Ogni anno, la pioggia, il vento, gli uomini e altre cose, trasportavano
molti rifiuti alla discarica.
Alla "fine" c'ero solo più io ed altro, poco sotto
la terra e le sterpaglie.
Sedici anni dopo, mi ritrovarono dei bambini e mi lasciarono in
una borsa per un mese.
Poi, venni portato in un locale, fui fotografato ed osservato per
scrivere questo testo.
Ma quello che voglio farvi capire è che tutte le cose hanno
un pensiero vero e leale e tutti e tutto deve essere rispettato.
FLAVIO
Io mi chiamo PLAESTICUS
e questa è la mia storia.
Dopo avermi fabbricato, mi portarono a gonfiare ma senza l'acqua.
Però lo fecero così tanto che presi il volo: gli operai
non capivano proprio niente. Uno di loro cercò di prendermi
ma non ci riuscì. Io mi spinsi fuori: era bello vedere le
cose dall'alto.
Senza accorgermene, salivo, salivo
L'operaio si buttò ma io continuavo a salire.
Mi accorsi che c'era un ciocco di legno, dei chiodi, un martello
e della stoffa.
Con queste cose costruii una barca.
Mi girai con la faccia verso la Luna e svitai il tappo.
L'aria mi spinse e ritornai sulla Terra.
Che avventura: giurai di non scappare mai più dalla fabbrica.
MATTEO
Ciao sono Plastic,
una bottiglia di plastica e vi racconto la storia della mia vita.
All'inizio sono stato tante gocce di petrolio che scorrevano, poi
sono stata presa, scaldata ed ho preso forma. Sono stata riempita
d'acqua e caricata sopra dei camion.
Subito sono stata posata sugli scaffali e sono stata lasciata lì
per giorni e giorni.
Poi sono stata presa, ciucciata, svuotata e, subito dopo, depositata
per settimane dentro dei bidoni.
Ma non è finita così: sono stata anche usata per fare
dei plaid.
Ragazzi, ricordatevi: non buttate mai la plastica a terra perché
potrebbe avere un'altra vita!
MAURIZIA
Ciao,
mi chiamo Ginevra e sono una bottiglietta. Sono grande e tengo tanto
liquido.
Io, per fare capire agli altri come mi trattano, mi divido in due
parti: una bella e una brutta.
Prima vi voglio rendere infelici e vi racconterò quella brutta.
Quando sono piena, tutti mi vogliono ma, quando sono vuota, tutti
mi buttano in terra.
Io mi faccio male e mi rovino però, se mi va bene, ci sono
delle persone buone che mi raccolgono e mi portano in un posto dove
mi riaggiustano.
Sono molto contenta quando mi portano dal mio medico perché
ritorno a star bene.
Adesso vi voglio fare felici raccontandovi
la parte bella.
Qui incontro persone che mi tengono con cura. Molte volte, però,
ci sono delle distrazioni e mi fanno cadere.
Però, in questo caso, mi portano dal dottore che mi cura.
MARCO
N.
C'erano una volta
un gruppo di scalatori che, finita una bottiglia di acqua S. Anna
di Vinadio, la abbandonarono su quella montagna.
Ai 3000 m, un'aquila la prese e la lanciò a bassa quota,
dove alcuni bambini durante un'escursione la raccolsero e la gettarono
nel cestino dei rifiuti.
Un netturbino passò per la raccolta e si accorse che il suo
camion non funzionava bene ma perdeva olio.
Guardò nel bidone del vetro: era vuoto. Poi passò
a quello della plastica e trovò solo una bottiglia.
Prese la bottiglia e la usò per raccogliere l'olio che, altrimenti,
avrebbe imbrattato la strada.
Quando arrivò allo stabilimento , portarono
il camion dal meccanico che lo riparò.
La bottiglia fu deposta nella raccolta della plastica e la trasformarono
in una ciotola per cani e oggi questa ciotola appartiene a Luna,
un cane.
La ciotola è contenta di farsi leccare da quel cane affettuoso
e coccolone.
IVANO
C'era
una volta una bottiglia gialla di plastica. Poi, un giorno, un signore
prese la bottiglia per spegnere il fuoco ma, quando la recuperò,
era tutta sciolta.
Un signore prese l'estintore e spense il fuoco, così erano
tutti salvi.
Però la bottiglia non aveva più paura e visse felice
senza il fuoco perché quel signore era stato molto gentile
a spegnere l'incendio.
DAVIDE
Questa storia inizia
con me, una semplice bottiglia di plastica. Vivevo nella spazzatura
insieme alla mia famiglia. Ero lì da circa un mese e quel
giorno era proprio mercoledì, il giorno del passaggio del
camion verso l'impianto di riciclaggio.
Infatti l'ultimo mercoledì di ogni fine mese, era sempre
un giorno pieno di gioia, sorpresa
ma anche di tristezza e
di addii.
Quel giorno eri pieno di gioia e sorpresa perché non sapevi
cosa saresti diventata dopo essere stata una bottiglia.
Ma c'era anche la tristezza perché,
magari, saresti diventata un pile mentre la tua migliore amica,
che ti aveva accompagnato fino a quel momento, forse sarebbe diventata
la fibra di una scarpa.
Una cosa triste e felice contemporaneamente.
Mancavano ormai pochi minuti alla spedizione quando, ad un tratto,
sentii uno strano rumore di motori in movimento.
Era il camion della spazzatura.
Mentre salivamo, dissi un ultimo addio alla mia famiglia e a Emy,
la mia migliore amica.
Dopo mesi e mesi di lavorazione , divenni finalmente una palla da
tennis.
Appena aprii gli occhi mi vidi saltare a destra e a sinistra: era
divertente ma, mentre saltavo, pensavo a Emy e alla mia famiglia.
Però non mi rattristai perché sapevo che la mia vita
non era ancora finita!
MATILDE
Ciao,
voi sapete chi sono se avete letto il titolo
non mi degno di
dire come mi chiamo perché sono troppo triste e poi non lo
più neanche io. Vi spiego il motivo.
Ero nuova di zecca, lucida e brillante, appena uscita dalla fabbrica
di giocattoli.
Poi venni messa all'asta in un negozio.
Una famiglia mi comprò ed io fui felice ma non lo fui più
quando vidi che due bambini arroganti mi saltarono addosso per prendermi.
Anzi, incominciarono
a fare la lotta ed il bello era che i loro genitori non dicevano
proprio niente!
Stavano solo a guardare la televisione, così mi hanno rotto.
Venni portata in fabbrica e mi fecero diventare come una Barbie.
Due bambine mi
videro in vetrina e fecero a pugni per prendermi.
Poi passò una dolce e simpatica bambina che mi comprò.
Arrivati a casa, suo fratellino mi tagliò le gambe.
Stavolta in fabbrica decisero di farmi diventare una bottiglia per
l'acqua.
Una famiglia mi comprò però
mi buttarono e, stavolta, la fabbrica non poteva più fare
niente.
Ora sono qui, da sola, in cerca di qualche amico proprio come me.
FEDERICA
Ciao, io sono Botplà
e sono la prima bottiglia di plastica inventata ed ora vi racconterò
la mia storia.
Tanto tempo fa, esattamente centoventidue anni fa, fui inventato
da una famiglia ingegnosa ma, soprattutto, ricca.
Il marito possedeva una fabbrica di petrolio, la moglie era una
sportiva- attrice mentre i bambini giravano per la città
facendo giochi di magia.
Un bel giorno il marito arrivò a casa
con un po' di petrolio dicendo che avrebbe fatto un'invenzione.
Dopo molto tempo, inventò una cosa trasparente per mettere
i liquidi dentro e quella bottiglia ero io!
Grazie a lui, girai tutto il mondo facendolo bere e anche facendomi
vedere esposta in una vetrina.
Ma, dopo non molti anni io, una cosa bellissima, ero diventata uno
straccio.
Avevano inventato bottiglie e modelli di tutti
i tipi e molto più belli di me.
Così io, "brutta bottiglia" che ormai aveva ventanni,
fui buttata in un campo e ci rimasi esattamente per nove anni.
Adesso, per fortuna, sono dove ho sempre desiderato: in un bel museo
di antichità!
FLAVIO